Non ha attinenza con il nome, ma sicuramente la prima cosa che vi colpisce assaggiando il pane carasau del Panificio su Cantaru è proprio il suo suono.
Panificio Su Cantaru
L’origine del pane carasau del Panificio su Cantaru non è un mistero. La madre di Ignazio Casula preparava il pane carasau con la ricetta classica, lavorazione manuale e, naturalmente, ingredienti genuini. Oggi, con la stessa ricetta (e anche con le stesse mani), Ignazio applica alla lavorazione delle stesse materie prime qualche aiuto in più, con macchinari moderni che non hanno però alterato la qualità del prodotto.
La carta che suona
La parola “Cantaru” in sardo significa sorgente, fonte o fontana e il nome del panificio ha origine dalla località in cui è ubicato il laboratorio, nel territorio di Teti (Nuoro). Il pane carasau in Sardegna prende anche altri nomi (carasatu, fresa, pergamena – che è una variante), ma la traduzione in italiano, se di traduzione si può parlare, è “carta da musica“.
In realtà è proprio il nome con cui viene chiamato il pane carasau dai non sardi. Una sfoglia sottilissima di pane, croccante e friabile, che “suona” quando la si mastica, da qui il nome italiano “carta da musica”. Un pane che ha il sapore, pur nella sua forma così diversa, del pane di semola ma che grazie alla “carasatura” (tostatura) ha una capacità di conservazione maggiore. E in bocca il pane esprime la sua croccantezza unita alla friabilità, creando un suono che accompagna il canto delle papille gustative.
Carasau e guttiau
Una variante del pane carasau, anch’essa prodotta dal Panificio Su Cantaru, è il pane guttiau. In sardo logudorese significa “sgocciolato” e si ottiene proprio aggiungendo al carasau un filo di olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale. Ma il Panificio Su Cantaru offre anche il guttiau nelle quattro versioni aromatizzate al mirto, al peperoncino, alla cipolla e al rosmarino.
La vetrina
Il Panificio Su Cantaru ha la sua vetrina produttore sul nostro portale, con i suoi prodotti classici (carasau e guttiau), quelli aromatizzati, e due versioni di pane carasau speciali: una integrale, fatto con semola integrale di grano duro, e una senza lievito di birra, ma con l’utilizzo del lievito madre.
Sarò sincero: non so quale consigliarvi perché è più una questione di gusti, ma qualunque sia la vostra scelta sarà giusta. E voi siete pronti a far suonare il pane e far cantare le papille gustative? Non serve esser musicisti, basta solo un po’ di curiosità.